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LA CHIESA PARROCCHIALE DI SANT’ALESSANDRO

 

LE VICENDE STORICHE

La chiesa di Sant’Alessandro ha origini molto antiche, infatti esisteva sicuramente prima della distruzione del paese avvenuta dopo la battaglia del 1237. In origine era la chiesa privata dei feudatari del castello, mentre la parrocchia aveva sede nella scomparsa chiesa di San Martino situata al confine con Cortenuova di Sopra. La chiesa di Sant’Alessandro viene citata per la prima volta in una pergamena del 1171 redatta proprio al suo interno, ma - come detto prima - nel 1237 andò distrutta assieme a tutto il paese e dell’antico edificio si è persa ogni memoria. Verso la metà del ‘400, però, Cortenuova cominciò a ripopolarsi e fu costruita una cappella su un terreno un tempo occupato dalla chiesa distrutta, appena fuori il fossato del castello.  Dalle descrizioni delle Visite pastorali si può dedurre che l’antica costruzione aveva caratteristiche architettoniche tipicamente quattrocentesche, simili alla chiesa conventuale di Martinengo nata nello stesso periodo ad opera del Colleoni. 

Dagli atti della Visita apostolica del 1575 di San Carlo Borromeo, i pochi abitanti di Cortenuova ottennero dal Cardinale di applicare alla loro chiesa il legato Alessandri per poter contribuire alla   retribuzione del parroco mercenario. In quell’anno la popolazione del paese risultava di circa 250 anime.

Nel 1583 ci fu la visita del vescovo Gerolamo Regazzoni, durante la quale il vescovo consacrò la chiesa. Nel 1592 ci fu la visita pastorale del vescovo Milani, che ordinò di acquistare i paramenti necessari per la sagrestia e di aprire una porta nel presbiterio; il vescovo Milani tornerà poi a Cortenuova nel 1604. L’8 novembre del 1650, ci fu la visita pastorale di san Gregorio Barbarigo che tentò invano di aggregare alla parrocchia di Cortenuova gli abitanti della vicina Cortenuova di Sopra. Nel 1674 il vescovo fece effettuare una ricognizione delle reliquie di San Costantino, poste in una statua in legno ricoperta d'argento che si trovava nell'oratorio di Santa Maria del Sasso. Nel 1703 ci fu la visita pastorale del vescovo Ruzzini, dettagliatamente riportata in un manoscritto ancora reperibile nell’archivio parrocchiale.

Al 1790 circa, con l’aumento della popolazione, risale la prima stesura del progetto di ampliamento dell’edificio sacro, ancora conservato in archivio parrocchiale. In tale periodo la primitiva costruzione quattrocentesca fu allungata verso est, abbattendo il vecchio presbiterio e l'abside; in tal modo fu aggiunto un transetto che ospitò, nel braccio sinistro, la cappella della Beata Vergine delle Grazie, e nel braccio destro la cappella della Congregazione del Santissimo Sacramento.

Nel 1800 avvenne la costruzione del nuovo altare maggiore, commissionato a Stefano Albuzzi di Clivio su disegno dell'architetto Giovanni Terzi Moroni. Due anni dopo avvenne la sistemazione degli stalli di legno del coro ad opera del falegname Pietro Ghisleri di Romano.

Nel 1822 iniziarono i lavori del nuovo campanile, sovvenzionati in parte dal governo austriaco del Lombardo-Veneto, e furono eseguiti dalla ditta Magri su disegno dell'architetto Terzi Moroni.  Le tre statue sul timpano (Sant’Alessandro al centro e i due angeli ai lati) sono opere dello scultore Grazioso Rusca (1826). Nel 1835 la popolazione decise di acquistare un nuovo concerto di cinque campane e il Comune deliberò un contributo per l'acquisto del campanone, che doveva servire anche a scopi civili. Il nuovo concerto fu inaugurato nel 1840.

Nel 1843 si costruì il sagrato progettato dall'architetto Berlendis, con una donazioni del conte Vincenzo Colleoni, per il quale l'architetto stava erigendo il mausoleo presso il cimitero vecchio. Il sagrato era pavimentato con pietra di Sarnico e delimitato da dieci colonnine e dieci pilastrini di marmo botticino uniti da spranghe di ferro eseguite dal fabbro Poli di Bergamo. Anche la facciata neoclassica è forse opera dell’architetto Berlendis.

Nel 1877 la fabbriceria commissionò all'ing. Melchiotti di Brescia il progetto di allargamento della chiesa a tre navate. Nel 1879 i lavori vennero collaudati e il 22 agosto del 1880 il vescovo di Bergamo mons. Guidani riconsacrò il nuovo tempio. Due anni dopo si costruì un nuovo organo, inglobando quello antico.

Nel 1902 furono acquistate le due statue di cemento sulla facciata e i due vasi in pietra sopra il cornicione delle navate minori. Successivamente tra il 1922 ed il 1923 fu restaurato il pavimento della sacrestia e fu restaurata la facciata della chiesa. Due anni dopo fu innalzata la cupoletta del campanile che sostituì la vecchia cuspide in legno, su progetto dell'ing. Lauro Bonomi, che fu però modificato nel corso dei lavori.

Nel 1965 fu restaurata di nuovo la facciata e rifatta la zoccolatura delle pareti interne, mentre tra il 1976 ed il 1977 fu restaurato il campanile e l'interno della chiesa, apportando tutte le modifiche previste dalla nuova liturgia. In quello stesso anno, approfittando dei lavori di restauro, il regista Ermanno Olmi girò all’interno del tempio alcune scene del film “L’albero degli zoccoli”, che ottenne la palma d’oro al festival di Cannes del 1978. 

 

PRESENZE D’ARTE

La facciata neoclassica presenta un settore centrale leggermente avanzato, decorato da quattro colonne corinzie che, partendo da un alto basamento realizzato in pietra, sorreggono il timpano triangolare, sopra il quale sono poste le tre statue in pietra di Brembate dello scultore Grazioso Rusca, che raffigurano S. Alessandro al centro con angeli ai lati. Sopra il portale si apre una finestra rettangolare che dà luce alla navata. I settori laterali della facciata, eseguiti nel 1877, sono dotati anch’essi di un’alta zoccolatura, dalla quale si innalzano quattro lesene in muratura che giungono sino al cornicione. Ricavati in questa alta zoccolatura sono gli ingressi laterali, sormontati da due nicchie nelle quali sono collocate le statue dei Santi Giuseppe e Pietro. Internamente la chiesa presenta pianta rettangolare suddivisa in tre navate da tre arcate per parte sostenute da pilastri con capitello corinzio. La volta della navata centrale è costituita da tre “tazze” affrescate con episodi della vita di Sant’Alessandro e della Madonna, opere del Carnelli (nei quattro pennacchi sono presenti i ritratti di importanti personaggi religiosi, eseguiti da Ernesto Mazzola durante i recenti restauri del 1976). Gli affreschi della terza tazza, rappresentanti il Trionfo della Religione e le figure dei Profeti, sono opera di Pietro Roncalli.

Le volte delle navate minori sono “a vela” con decorazioni monocrome.

A illuminare l’interno, oltre alla finestra sulla controfacciata, vi sono grandi finestroni semicircolari sopra le pareti delle navate minori.

In fondo alla navata sinistra vi è l’altare dedicato alla Madonna del Rosario e in fondo a quella di destra vi è l’altare di S. Giuseppe.

Il presbiterio è a pianta rettangolare e si conclude in un coro absidato; inoltre è rialzato rispetto alla navata centrale di tre gradini, dei quali uno più ampio permette di raggiungere a sinistra la chiesetta dedicata all’Addolorata e a destra la sagrestia. Si tratta della parte più antica della chiesa; ai suoi lati vi sono le cantorie e l’organo. Sulla parete di fondo, sopra l’altare maggiore, è collocata la grande pala raffigurante i Santi protettori della parrocchia.   

 

PRINCIPALI OPERE D’ARTE

Nella navata destra sono presenti diverse tele e affreschi:    

  • Un San Sebastiano di Tomaso Pombiolo (1620 circa),

  • Un affresco rappresentante l’Ultima Cena, dipinto nel 1902 da Carnelli, 

  • Crocifissione con la Madonna e San Carlo attribuita a Lattanzio Quarena, ma forse più antica, 

  • medaglione sopra l’altare di destra rappresentato in affresco il Sacro Cuore di Gesù di autore ignoto.

Nella navata sinistra si possono invece ammirare:  

  • una tela di Pombiolo, raffigurante San Rocco  (1620)

  • un affresco del Carnelli del 1902 raffigurante la Cacciata dei Mercanti dal tempio. 

  • una copia dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, eseguita dal Carnelli,

  • un medaglione rappresentante il Sacro Cuore di Maria di autore ignoto sopra l’altare della navata sinistra. 

Nell’abside dietro l’altare maggiore è presente la grade tela del Cifrondi raffigurante “I Santi Protettori che adorano la Croce”, cioè i santi Alessandro, Fausta, Antonio, Gerolamo Emiliani, oltre alle due figure dei committenti (forse i coniugi Colleoni?)

Ci sono inoltre sulle pareti delle navate minori i quadri ad olio su tela rappresentanti la via Crucis. 

L’altare maggiore, realizzato secondo lo stile neoclassico in marmo bianco e verde, fu commissionato a Stefano Albuzzi, che probabilmente si è ispirato all’altare della parrocchiale di Romano di Lombardia disegnato da G. Quarenghi. Ultimamente sono vi state apportate delle modifiche, eliminando il tempietto circolare che nascondeva la pala del Cifrondi.. 

Gli altari delle navate laterali sono anch’essi in stile neoclassico e provengono dal soppresso convento francescano di Pontoglio. Le nicchie e le relative statue furono aggiunte successivamente. 

 

ORATORIO DELL’ADDOLORATA

Sul fianco sinistro della parrocchiale si trova la chiesetta dell’Addolorata, a pianta rettangolare, suddivisa in due campate da lesene dipinte in finto marmo con fasce e capitelli ionici, che reggono una trabeazione completa di fregio e cornicione, che corre lungo tutto il perimetro; sopra di essi si imposta la tazza ellittica, e due finestre poste a sinistra della navata, la illuminano; sulla parete destra della navata invece sono collocate le tele seicentesche, che raffigurano l’Ultima Cena e la Maddalena che lava i piedi a Gesù.

 

SACRISTIA 

Una prima sacristia fu fatta costruire per ordine di San Carlo e fu demolita verso la fine del ‘700, durante i lavori di ampliamento della parrocchiale. L’attuale vano, a pianta rettangolare a volta, risale a fine Settecento. Sulla parete sud si trova un armadio in noce in stile neoclassico; sulla parete di fronte, da cui si accede alla chiesa e all’organo, sono presenti due antiche cassapanche, sopra le quali si trovano i ritratti degli ultimi 6 parroci.  Sulle due pareti minori si trovano due grandi finestre rettangolari tra le quali sono posti due quadri ad olio: l’Angelo che appare alle Pie Donne (copia cinquecentesca del dipinto da Claudio Ridolfi), e la Cena in Emmaus del Cifrondi. 

 

CAMPANE E CAMPANILE 

Il campanile, originariamente si elevava di poco sopra il tetto della vecchia chiesa sul lato destro, ma fu successivamente distrutto durante l’ampliamento della chiesa stessa a fine Settecento. Fu sostituito nel 1822 dall’attuale. Nel 1835 si decise di dotarlo di cinque campane. Il campanile termina con una cupola in muratura eretta nel secolo scorso su progetto di L. Bonomi, che sostituisce la vecchia cuspide in legno.  Le antiche campane furono requisite durante l’ultima guerra per fabbricare cannoni. Ne furono rimesse altre, di maggio peso, negli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto.

BIBLIOGRAFIA

  • R. CAPRONI, Cortenuova, Pagazzano 1977, pp. 51-57, cenni storici sulla Chiesa parrocchiale di S. Alessandro martire ;

  • CAPRONI, Cortenuova, pp. 58-59, opere pittoriche della chiesa;

  • CAPRONI, Cortenuova, p. 60, la sagrestia della chiesa;

  • CAPRONI, Cortenuova, pp. 61-63, il campanile e le campane;

  • CAPRONI, Cortenuova, pp. 94-98, la vita della parrocchia oggi;

SITOGRAFIA

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