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SANTUARIO DI SANTA MARIA DEL SASSO

LA STORIA

Il Santuario di Santa Maria del Sasso è ricordato per essere l’unico monumento che è sopravvissuto alla distruzione del paese avvenuta in seguito alla battaglia del 1237. L’antico piccolo oratorio, orientato ovest-est come tutte le chiese anteriori al XV secolo, era allora noto come Santa Maria in Campagna. 

La prima notizia sull’esistenza di questa chiesa appare in un elenco del 1178 tra i beni che il vescovo di Bergamo aveva acquistato dal monastero di Vallalta. Il nome della chiesa ricompare nuovamente in un atto notarile redatto il 14 gennaio 1263 tra i comuni di Bergamo e Cremona per la delimitazione dei confini tra le due città. Il tracciamento di questo confine lasciava la chiesa di Santa Maria in territorio cremonese. Un grosso cippo confinario fu posto allora proprio vicino alla chiesa. Dal 1267, con lo scavo del Fosso Bergamasco, l’edificio rientrò nel territorio e nella diocesi di Bergamo.

Dopo la distruzione di Cortenuova (1237) la giurisdizione su questa chiesa passò alla vicina parrocchia di Cividate e vi rimase fin verso il 1560 quando San Carlo Borromeo la riaggregò alla parrocchia di Cortenuova appena ricostituita.

Nel 1531 in questa chiesa fu commesso un furto e un tentativo di omicidio da parte di due giovani della nobile famiglia Alessandri, che subirono un processo e la loro famiglia fu poi condannata a ricostruire più grande l’antico e cadente oratorio. Poco tempo prima di quella data si era diffusa la notizia che la Madonna era apparsa ad alcuni contadini del posto seduta su quell’enorme sasso collocato nel 1263 presso l’antico oratorio come cippo confinario. Da allora la chiesa cominciò ad essere denominata Santa Maria del Predone (cioè del pietrone).

La ricostruzione cinquecentesca salvò il vecchio oratorio medievale, che ne divenne il presbiterio. La nuova navata era costituita da un’ampia aula suddivisa in tre campate da due archi trasversi a sesto acuto, che sostenevano il soffitto ligneo “a vista”. Nella facciata “a capanna” si apriva un grande portale a sesto acuto sormontato da un rosone circolare. Sul lato nord fu eretto un elegante porticato.

Nel 1583 il vescovo Regazzoni visitò la chiesa da pochi anni ricostruita. Negli atti della visita il vescovo, non conoscendo il dialetto bergamasco, tradusse il termine “Predono” con “Perdono” e la chiesa divenne “Santa Maria del perdono”.  

Nel 1703 Mons. Ruzzini fece visitare il santuario dal parroco di Martinengo, e negli atti la chiesa è indicata come “Santa Maria a lapide”. 

Nella visita pastorale di monsignore Priuli nel 1715, la chiesa viene citata per la prima volta con il titolo di “Santuario di Santa Maria del Sasso”, e questa denominazione verrà poi sempre mantenuta nelle successive visite pastorali di monsignor Redetti del 1738 e di monsignor Dolfin del 1778. L’edificio allora risultava già proprietà della famiglia Pezzoli, a cui si deve la sua completa ricostruzione in stile rococò eseguita tra il 1740 e il 1750. Nel 1797 fu aggiunto l’atrio sovrastato da un matroneo. 

Il santuario fu meta di pellegrini soprattutto nel XVIII e nel XIX secolo anche per la presenza delle “Santine”. Infatti il 15 Ottobre 1890 la Famiglia Passi di Calcinate, entrata in possesso delle terre e della chiesa di Santa Maria, trasferì qui le reliquie delle Sante Irene e Anatolia martiri, provenienti dalle catacombe romane.

Nel 1950 la chiesa è diventata sede di parrocchia separata da quella di Cortenuova e nel 1954 fu solennemente incoronata la statua della Madonna.  

La Madonna del Sasso si festeggia la prima domenica di maggio. È questa una delle feste più antiche del paese anche se ora viene celebrata solo dagli abitanti della frazione costituitasi parrocchia autonoma. 

 

PRESENZE D’ARTE

Della chiesa tardogotica cinquecentesca restano solo le pareti laterali e resti di affreschi sulla parete destra recentemente scoperti. I lavori di metà Settecento, eseguiti interamente da maestranze ticinesi, cambiarono completamente l’aspetto interno del tempio. Il soffitto “a vista” fu sostituito da una volta in muratura e tutta la superficie interna delle pareti e della volta fu decorata dagli eleganti stucchi di Muzio Camuzio. Sulle pareti dell’unica navata, scandite da lesene con capitelli corinzi, si alternano quindici tele ovali dei Misteri del Rosario, dipinte da Francesco Cappella, e statue di gesso del Camusso raffiguranti le Virtù. Sulla parete sinistra è conservato in una nicchia il sasso dell’apparizione, di fronte, sulla parete destra e in un’altra simile nicchia, sono conservate le statue-reliquiario delle Sante Irene e Anatolia. Due belle statue in stucco (Madonna del Sasso e Madonna del latte) ornano l’arco trionfale che separa la navata dal presbiterio, un tempo chiuso da una cancellata di ferro.

Sulla volta figurano gli affreschi dell’Orelli: la “Resurrezione” e la “Fuga in Egitto”.

Il presbiterio, coperto da elegante cupoletta, ha un bell’altare marmoreo addossato alla parete di fondo ornata di pregevoli stucchi, che fanno da cornice alla nicchia dove si conserva la statua lignea della Madonna del secolo XV. Sulle pareti laterali figurano due grandi tele del Raggi: “L’adorazione dei Magi” e “San Carlo tra gli appestati”.

Prima dell’aggiunta dell’atrio nel 1797 la facciata aveva un portale centrale affiancato da due finestre e sormontato da un ampio finestrone mistilineo, che oggi è conservata all’interno. La nuova facciata dell’atrio ripete le caratteristiche di quella precedente, tranne che nel grande finestrone mistilineo barocco, sostituito da quello semicircolare: il grande finestrone barocco mette ora in comunicazione il matroneo con la navata. 

La sacrestia è un piccolo vano sul retro del presbiterio che, con esso, costituiva l’antico oratorio medievale.

Sulla parete nord vi è una rozza lapide che ricorda la deposizione in questa chiesa delle reliquie di S. Giacomino Martire.  

Le antiche campane di S. Maria del Sasso, tolte dal demolito campaniletto settecentesco, ora si trovano ora sul campanile della chiesa di S. Margherita di Cividate. Il nuovo campanile fu eretto nel 1955.

Le ricche famiglie che nei secoli hanno esercitato il giuspatronato sulla chiesa provvidero pure a dotarla di ricchi paramenti e di arredi sacri degni del loro censo e della loro nobiltà. La chiesa ha subito innumerevoli furti che hanno depauperato il suo iniziale patrimonio. Ciò che ancora oggi si conserva, però, testimonia la liberalità delle grandi famiglie proprietarie e la generosità dei innumerevoli devoti di ogni tempo.  

L'ultimo restauro è stato effettuato nel 2018-2019. Gli interventi erano mirati principalmente al ripristino degli affreschi, degli intonaci, degli stucchi, dei 15 ovali raffiguranti misteri del rosario e delle tele dei Raggi.

 

BIBLIOGRAFIA

  • R. Caproni, Cortenuova, Pagazzano 1977, pp.3, 7, 15, -16,32.  

  • R. Caproni – Giuseppe G. Giassi – Carla C. Bonomi, La Chiesa di Santa Maria del Sasso in Cortenuova, Guida storico-artistica, archivio curia vescovile,manca luogo di edizione 2019  

 

SITOGRAFIA

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